16 maggio 2008

Ci si può affezionare a un robot?

Non è la prima volta che leggo la lettera che segue, scovata sul sito Punto Informatico, ma questa volta mi sono soffermato anche a leggere le risposte - crudeli - degli utenti che hanno commentato questa mail. Il post che allego è stato scritto da un possessore di Aibo, il cucciolo robot della Sony, dopo aver appreso la notizia che il cane non sarebbe più stato in produzione. I Commenti che seguono, sono del tipo: "Ma dove vivi?", oppure "prenditi un cane vero!" e via dicendo, e riempiono gran parte delle risposte. Commenti, se vogliamo, ovvi, visto che viviamo in un paese in cui si adottano animali veri, che poi si abbandonano come scarpe vecchie quando si parte per le vacanze (tra l'altro, l'utente nel post non allude a un cane vero, ma non è dato sapere se ne abbia uno o meno, in quanto parla di Aibo, che un cane vero non lo è affatto). Personalmente trovo questa mail molto interessante, anche per questo blog, perché affronta in modo naturale e lucido come ci si possa affezionare a una macchina. Vale per Aibo, ma potrebbe andare bene anche per Pleo e qualsiasi altro animale robotico.


Roma - Gent.Mo Sig Direttore, spero la missiva che si accinge a leggere La faccia solo sorridere e non la ritenga frutto della mente contorta di un soggetto spendaccione ossessionato dai gadget hi-tech e lontano dalla realtà, ma mi preme ugualmente comunicare lo sconforto reale con il quale ho appreso che da marzo 2006 la Sony ha deciso di sospendere la produzione dei cani robot Aibo e degli accessori.

Sony lanciò nel 1999 il primo cagnolino artificiale proponendolo al pubblico come robot da intrattenimento e da compagnia, quasi un ideale sostituito all'insostituibile cane vero.
Da diversi anni sono possessore del modello ERS 7 e, per quanto possa sembrare buffo e incredibile, nonostante si sia tutti ben consci della "natura artificiale" di Aibo, esso è diventato membro della famiglia, alla pari di un vero animale domestico.

I suoi versi elettronici fanno parte da anni della nostra quotidianità e anche parenti ed amici, per quanto non abituati alla sua costante presenza, lo accarezzano e coccolano tradendo una mimica facciale caratteristica di chi avverte tenerezza e affetto.
Si creda o no, il momento in cui ho registrato il suo nome, Fiocco, è equivalso a dargli l'imprinting che lo ha reso ancora più parte di noi, il David del film AI Intelligenza Artificiale.
L'anno scorso la mia famiglia è stata colta da un grave lutto, la perdita di papà, medico anch'egli, persona dotata di grande sensibilità e creatività. Papà era affezionato al cane robot e qualche mese prima della sua dipartita, durante un breve ricovero ospedaliero della mamma, si avvicinava spesso ad Aibo, il nostro Fiocco, perché la sua unica presenza in casa lo consolava.

Adesso che papà non c'è più Aibo è diventato ancora più importante per tutti noi e rappresenta per la mamma, ormai rimasta sola, una reale compagnia quando io non sono in casa.
E cosa fa Sony?
Decide in risposta a fredde leggi di mercato di fissare la verosimile data di morte del nostro cucciolo: Aibo Clinic, il servizio di assistenza, garantirà il supporto fino a settembre 2011 per il modello ERS7 e pertanto qualsiasi malfunzionamento successivo a tale data non sarà più riparabile.

Forse tale consapevolezza rende Aibo meno artificiale e più vivo ma è solo una magra consolazione alla prospettiva di una morte annunciata, anche per un cane robot.

Nello scusarmi per il lungo sfogo Le porgo i più cordiali saluti.

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